Qual'è la strada per la sinistra?

Sto seguendo in questi giorni il dibattito dentro Rifondazione con la presentazione delle mozioni congressuali e mi prende un grosso senso di tristezza. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, mi sembra di rivedere un film già visto. Tutte le vecchie separazioni riaffiorano (le 5 mozioni presentate le potete trovare qui): da una parte, Democrazia proletaria, la posizione cossutiana nel Pci, Mls (movimento lavoratori per il socialismo) e più chi ne ha più ne metta; dall'altra la posizione ingraiana nel Pci e quella dei socialisti lombardiani, tutte posizioni politiche importanti ma veramente fuori dai tempi. Un distinguo però secondo me si può fare: nella mozione il cui primo firmatario è Vendola trovo la consapevolezza di andare avanti e di rischiare, sapendo che il percorso dell'innovazione è fatto anche di sconfitte e di stop ma è l'unico in grado di ricreare slancio e una sinistra in grado di stare dentro ai movimenti e nello stesso tempo assumersi responsabilità di governo. La sfida non semplice sta tutta lì, o si è in grado di fare questo e bisogna realmente cambiare e portare avanti dei programmi alternativi, oppure dietro l'angolo c'è l'orticello da coltivare. Secondo me c'è la necessità di superare i nostri steccati perchè la situazione che ci circonda è preoccupante.
Sono di parte, a me Vendola è sempre piaciuto e mi piace anche in questa lettera che scrive a Paolo Ferrero e Claudio Grassi.
Che ne pensate?



Lettera aperta a Ferrero e Grassi sul partito e sul dolore

Caro Paolo Ferrero, caro Claudio Grassi,
vi scrivo pubblicamente perché sento che la nostra vicenda politica sta per toccare un punto di non ritorno. La discussione congressuale è diventata un'arena per gladiatori, con un livello bassissimo di analisi e approfondimento e, viceversa, con un tasso crescente di "militarizzazione" del partito. Un minuto dopo la sconfitta elettorale mi ero permesso di chiedere a tutta la nostra comunità, così dolorosamente ferita, di non imboccare l'abbrivio della ricerca dei "colpevoli" o delle rese dei conti interne ai gruppi dirigenti. Siamo tutte e tutti sconfitti e tutte e tutti bisognosi di capire le ragioni profonde della nostra marginalità, e dunque bisognosi di ritrovare quelle passioni forti che ci danno il fiato e il coraggio per rimetterci in cammino. Invece si è scelto il peggio: giudizi sommari e offese personali hanno guadagnato la scena pubblica, i sentimenti si sono stravolti in risentimenti, la cultura del sospetto invade i blog e rompe relazioni politiche e anche antichi rapporti umani. Che tristezza! Siamo finiti in questo copione grottesco, una lunga estenuante rissa dopo una drammatica sconfitta. E io sono un target facile per campagne, anche diffamatorie, più adatte a "Libero" che non a "Liberazione". Davvero io voglio sciogliere il partito? O voglio portarlo, udite udite, nelPd? O voglio piegarlo al mio "leaderismo poetico"? O voglio gonfiare il tesseramento? O voglio portarlo su posizioni clericali? O voglio sostituire la mummia di Lenin con quella di Padre Pio? O voglio la Tav? E domani cosa si dirà, che la mia candidatura è un imbroglio (già detto), anzi è una insidia della stampa borghese (già detto), anzi è un epifenomeno di veltronismo (già detto). Se continua così non c'è alcun rischio di scioglimento del partito. Perché ci accorgeremo che nella foga congressuale lo avremo già strozzato, questo povero partito. Perché ognuno di noi si sentirà già sciolto: nell'acido di una polemica cattiva e insensata.
Caro Paolo e caro Claudio, non ho mai avuto una tale concentrazione di dolori (privati e pubblici insieme) come in questi durissimi mesi. Sono stato assediato da fatti di morte e di malattia che, per così dire, hanno accompagnato la scossa violenta del 14 aprile. Mi sono sentito scorticato vivo e ho pensato che ci saremmo presi cura gli uni degli altri, come si fa in una comunità solidale nella quale le differenze sono ricchezza e non minaccia. Ma le cose che leggo, quelle che ascolto, sono di una tale violenza, che mi sta passando come una nuvola nera in testa: un genere speciale di dolore, direi uno svuotamento di senso, come un lento soffocamento. Se mi guardo attorno, se vedo i giorni e le notti di quest'Italia ridisegnata e "significata" dalle destre governanti, se annuso la puzza di bruciato di tutte le pulizie para-fasciste che spazzolano il Paese, allora capisco l'urgenza di rimettere insieme un argine democratico,una difesa civile e culturale, una rete di soggetti che non si piegano al nuovo conformismo autoritario. Vedo il lavoro necessario a cui dovrebbe dedicarsi Rifondazione comunista. Questo partito io, fin dalle origini, ho contribuito a costruirlo: nelle strade polverose prima che nelle istituzioni. Io pensavo fosse giusto e cruciale portarlo ad un cimento assai alto: quello di mettere in campo un processo costituente che ricostruisse il vasto campo della sinistra. Altro che scioglierlo, piuttosto farlo vivere come strumento efficace, socialmente utile, per le giovani generazioni, per il lavoro frammentato e abbandonato alla solitudine del mercato mondializzato, per le diversità che chiedono diritti e la luce del sole, per un altro modello di sviluppo. Sulle tracce di quell'altro mondo possibile che abbiamo prefigurato e desiderato, ed eravamo moltitudini immense, a Genova. Volevo fare un Congresso su queste cose. Non voglio passare il mio tempo a difendermi da livide fantasie. Anzi, vi dico che non mi difenderò: anche perché sono un comunista di lungo corso, forse antico, ma se sento il profumo dell'odio non respiro forte, non mi inebrio, non mi rinvigorisco.
Semplicemente, io mi spezzo.

Nichi Vendola

Storie di una pendolare

Vi ho già raccontato cosa vuol dire essere precaria e ora vi racconto cosa vuol dire essere pendolare. In realtà la cosa peggiore è essere precaria e pendolare.
Ci si alza presto la mattina per prendere treni che, nel 2008, sono ancora quelli di trent'anni fa. Spesso sono in ritardo e, anche quando sono in orario, si portano dietro quel tipico odore di freni surriscaldati e una nuvoletta di fumo nero (mi è capitato di vedere anche qualche fiamma ma fortunatamente sono riusciti a spegnerla!). Entrando si ha sempre quella bella sensazione di aver sbagliato treno e essere saliti su un carro bestiame. I sedili sono così sporchi e sfondati che c'è gente che si porta cuscini e teli per renderli più decenti. Io sono pigra, un po' bestiola e non amo andare in giro troppo carica così cerco semplicemente di scegliere il sedile migliore. I più fortunati non devono cambiare treno e possono pure farsi un pisolino ma c'è anche chi, come me, deve lottare con coincidenze e attese. 80 Km in due ore. E ora la situazione peggiorerà con l'avvento dell'alta velocità: potrò andare da Roma a Milano in tre ore ma ci metterò più di due ore a fare 80 Km!!!
Si dice che l'attesa sia lunga, noiosa. Ma è anche, in realtà, breve, poiché inghiotte quantità di tempo senza che vengano vissute le ore che passano e senza utilizzarle (Thomas Mann)

Il CENSIS ha reso noti qualche giorno fa i risultati di un'indagine sui pendolari italiani, commissionata dal ministero dei trasporti.
Come si vede dal grafico, il loro numero è in rapida ascesa:nel 2007 hanno superato quota 13 milioni, corrispondente al 22% dela popolazione residente e a ben il 33% della popolazione attiva. Insomma, un lavoratore su tre, è un pendolare.
I motivi di questo dilagare del pendolarismo sono abbastanza evidenti. Da un lato, i costi elevati delle case nelle grandi città spingono molte persone a stabilirsi nei comuni della "corona urbana"; dall'altro, la grande precarietà delle condizioni di lavoro porta ad accettare impieghi al di fuori del proprio comune se essi sono più sicuri.La distanza media percorsa dai pendolari è di circa 24 km al giorno (solo il 28% dei pendolari viaggia di più di così). Vi sembra poco? Questo significa che ogni giorno in Italia vengono percorsi 320 milioni di km per andare a lavorare! Inoltre la stragrande maggioranza delle persone viaggia sola su automobili private.
I sociologi del CENSIS sono preoccupati del fatto che il tempo passato in viaggio incida negativamente sulla produttività del lavoro. Sinceramente io sono più preoccupata per la mia salute mentale già duramente minata dalla mia condizione di precaria e, in secondo luogo, mi sembra assurdo che viviamo in un mondo in cui siamo costretti a fare tutti questi spostamenti. Ma quanta energia consumiamo ogni giorno? Quanta CO2 emettiamo? Il CENSIS non dice ad esempio che ogni giorno per questo motivo vengono emesse circa 60 mila tonnellate di CO2, pari a 15 milioni di tonnellate all'anno. Si tratta quasi del 12% delle emissioni nazionali di CO2. Se si potesse lavorare più vicino, saremmo già rientrati nei parametri di Kyoto!

Ho visto anche degli zingari felici


Ciò che sta succedendo supera le peggiori previsioni, l'assalto ai campi rom e il dispiegarsi popolare di ondate di razzismo con il via libera del governo fanno paura. Il fanatismo ha già preso o sta prendendo il sopravvento. La cosa più scioccante è vedere il popolo che ricorre all'incendio delle immondizie e dei campi rom con lo stesso “entusiasmo sovversivo”, con lo stesso populismo violento che degenera subito o ben presto nei “Boia chi molla!”.
Non si può aspettare nemmeno un minuto a ribadire la intransigente azione nonviolenta e respingere dalla prima parola una qualsiasi complicità o “comprensione”.

«Senza rom non c'è più sicurezza, solo fascismo»
Parla Alex Zanotelli, padre comboniano, che conosce bene il degrado di Ponticelli. Dentro e fuori il campo nomadi
Andrea Tornago
il Manifesto, 15 Maggio 2008

«Il governo ha una grande responsabilità per ciò che sta accadendo a Napoli: con il suo pacchetto sicurezza sta incitando al pogrom contro i rom e gli immigrati». Il padre comboniano Alex Zanotelli è indignato contro il governo e lo dice a gran voce.
Padre Alex, conosce il campo in cui vive la ragazza rom accusata di aver rubato una bambina?
Sono almeno cinque i campi rom nel quartiere dove è successo il fatto, per cui non so dirlo con esattezza. Ma bisogna innanzitutto porre l'intera questione all'interno del quartiere Ponticelli. È da oltre un anno che parliamo di questa tensione tra cittadini napoletani e i rom di quel rione di Napoli, una situazione molto grave. I napoletani sono estremamente tolleranti, e aggressioni come quelle accadute ieri non sono usuali in città. C'è una spiegazione però, ed è che Ponticelli è un quartiere che sta soffrendo, è uno dei quartieri periferici di Napoli dove c'è molta sofferenza, molta sofferenza umana, che rischia di degenerare in una vera e propria guerra tra poveri. Mentre bruciava il campo stanotte sono stati arrestati due napoletani che erano entrati per rubare dei generatori. Bisogna tener conto della composizione sociale di Ponticelli. A questo bisogna aggiungere la situazione che si apre con il nuovo governo di destra. Se noi non mettiamo insieme le politche di Berlusconi, il nuovo pacchetto sicurezza presentato da Maroni...è un clima che si sta respirando grazie ai giornali, alla televisione. Basta un fiammifero, e scoppia tutto.
È vero, come dicono in molti, che i rom hanno un rapporto problematico con i bambini, che non rispettano la loro specificità, il loro esser bambini?
Qui siamo come nel mondo di favole in cui i comunisti mangiano i bambini. È vero che il popolo rom ha degli aspetti culturali che a noi sembrano strani. Io dico che dobbiamo avere rispetto di ogni diversità culturale. Purchè vengano salvaguardati i diritti fondamentali dei bambini. Molte inchieste sull'argomento poi si sono rivelate non vere, ma i giornali non hanno ritrattato. È chiaro che è molto facile in povertà essere tentati di usare un bambino, di prostituirlo. Io posso capire, le ho viste queste cose. Ma bisogna anche dire che non riescono a trovare lavoro, non ho mai visto una situazione così brutta per i rom come a Napoli. Mi ricordo che quando hanno buttato fuori i rom da Casoria (nel novembre del 2005, ndr) al prefetto di Napoli ho detto: «solo a Korogocho ho visto situazioni del genere, nella distruzione delle baraccopoli. Non mi sarei mai aspettato di vedere scene simili in Italia».
Diceva della difficoltà di trovar lavoro. Fin dove arriva la camorra?
Bisogna proprio tener presente la presenza della camorra. Lo stesso chiedere carità, lavare i vetri, devono passare attraverso il permesso della camorra. Perchè di nomadi a Napoli tra i rom ce ne sono pochi, queste sono persone che vogliono lavorare, inserisi, avere un posto dignitoso dove stare.
Ponticelli è un quartiere operaio e di sinistra. Come si spiega che ci sia la camorra? Come si spiegano i cori «la lotta è dura e non ci fa paura» mentre si va ad incendiare le baracche?
È la stessa cosa che è avvenuta con il voto operaio per la Lega e per Berlusconi. In una nazione come l'Italia che è diventata ricca, quello che si chiede prima di tutto è la sicurezza, la sicurezza a tutti i costi. La sicurezza per chi ha. Con questa ricerca di sicurezza si ritorna all'individuazione del capro espiatorio. Rom, e immigrati. Il pacchetto sulla sicurezza di Maroni è di una gravità estrema. Se c'è una cosa di cui i governi oggi hanno paura, è la gente che si sposta. Perchè non li possono controllare.
Ma il governo deve stare molto attento, perchè rischia di far scoppiare questo pogrom contro i rom, perchè sono ritenuti i grandi criminali del momento. Fatti fuori questi, noi saremo in pace, e avremo sicurezza. Ricordiamo che nei campi nazisti non sono morti solo gli ebrei, moltissimi erano rom. Fanno parte di tutto questo mondo che dev'essere fatto fuori. È gravissimo. Domani lo dirò in faccia al governo».



Giuseppe Russo (Pd):«Sono io l'autore del manifesto. I rom? Portiamoli al Virgiliano»
Il consigliere regionale ha firmato l'affissione, criticata dal partito e dal governatore Bassolino, contro gli insediamenti nomadi a Ponticelli
Gimmo Cuomo
Corriere del Mezzogiorno, 16 maggio 2008

NAPOLI — Non cerca di nascondersi dietro un dito Giuseppe Russo, consigliere regionale del Partito democratico. Rivendica anzi un ruolo di primo piano nell'ideazione e nella stesura del manifesto intitolato «via gli accampamenti Rom da Ponticelli!», firmato appunto dal Pd. Ma l'esponente democratico si diffonde anche a spiegare il vero significato di una scelta forte che ha suscitato la reazione indignata del governatore Bassolino. Quest'ultimo ha, infatti, bollato il manifesto come «un messaggio sbagliato e inaccettabile perché vi sono limiti da non superare».
Dietro quel manifesto, insomma, c'è lei?
«Il manifesto è il frutto di una discussione avvenuta all'interno della sede del Pd di Ponticelli e, quindi, anche del mio personale contributo».
Risponda allora al governatore Bassolino che ha definito l'iniziativa «un pugno nello stomaco».
«Bassolino dovrebbe preoccuparsi di quanti pugni e quanti calci ha dato lui alla città di Napoli e, in particolare, a Ponticelli. Se c'è stato uno sconfinamento questo non è avvenuto a causa di un manifesto che ha rappresentato le continue, reiterate, inascoltate richieste per assicurare, soprattutto ai Rom, condizioni di maggiore civiltà. Se si è arrivati a tanto i colpevoli, oltre a quelli che materialmente hanno compiuto gli atti ignobili che conosciamo, sono anche tutti quelli che hanno determinato ritardi intollerabili ».
Viene spontaneo chiederle in che luogo si potrebbero garantire ai Rom condizioni di maggiore civiltà.
«Non amo le provocazioni, ma proprio dovessi farne una, direi che il parco Virgiliano presenta condizioni di accoglienza superiori a quelle offerte dalla periferie».
Cosa vede dietro la protesta?
«È stata una jacquerie, una protesta fine a se stessa da parte di chi non crede più alla possibilità di uno sbocco. È stata il frutto della disperazione di una comunità che non vede nessuna forma di Stato, né di tutela. È stata il frutto dell'insostenibilità di quotidiane e spicciole illegalità, ingigantita dalla paura del presunto rapimento della bimba che si è trasformata in una vera e propria psicosi. D'altra parte, la presunta rapitrice non era lì per caso, visto che l'abitazione della bimba aveva un cancello e un portone ».
Sembra di capire che considera questa vicenda un dramma con tanti colpevoli? «In un certo senso sì. Le responsabilità sono diffuse. Le hanno lo Stato, il Comune, la prefettura, i Rom stessi. Perché non sappiamo chi di questi ultimi lavora e chi no, chi ha diritto di restare e chi no? E questo nonostante l'azione generosa delle associazioni di volontariato che, tuttavia, non possono surrogare in nessun modo l'opera dello Stato».
Non avverte il rischio di essere accostato ad alcuni esponenti della Lega?
«Sono tra quelli che hanno sostenuto l'idea della moschea a Ponticelli. Battersi per costruire nel quartiere condizioni di civiltà e per creare uno spirito di comunità nel rispetto delle regole, non mi sembra una posizione leghista. Se poi si vogliono effettuare semplificazioni strumentali, non posso farci niente».
A scanso di equivoci vuole specificare meglio il suo giudizio sugli autori dell'assalto al campo Rom?
«Quanto è accaduto è di una gravità inaudita. A nessuno in uno Stato che si considera ancora di diritto, è consentito anche solo di pensare di farsi giustizia da soli».
L'episodio si poteva evitare?
«Quanto accaduto era ampiamente prevedibile e sicuramente evitabile e rappresenta senza possibilità di remissione la cifra di quindici anni di amministrazione segnata da ritardi, inadempienze, errori e promesse non mantenute. Peccato che nessuna delle anime belle che adesso rilasciano accorate dichiarazioni di sdegno abbia fornito uno straccio di risposta pur avendo in materia competenza certa. Sono pronto a un confronto pubblico con chiunque avverta la responsabilità di affrontarlo».







Prevenire è meglio che curare?


Siamo sicuri che il problema della sicurezza delle donne si possa risolvere ricorrendo a queste soluzioni? Sarà vero che una donna che ha fatto il corso di autodifesa e indossa il braccialetto anti-stupro è più sicura e soprattutto vive meglio? Possibile che l'unica soluzione alla violenza è altra violenza o comunque limitazione della libertà?


FAI LA MOSSA GIUSTA : PREVIENI!
L' Iniziativa

Il Comune di Milano - Assessorato alla Salute e Assessorato alla Sicurezza - promuove, con la collaborazione tecnico-operativa della Polizia Municipale di Milano, una serie d’incontri gratuiti per aiutare il pubblico femminile a potenziare il proprio livello percettivo, a conoscere e a prevenire le situazioni di pericolo, e ad acquisire maggiore sicurezza in se stesse.
Prevenire è la mossa giusta per mettersi al riparo da incontri potenzialmente spiacevoli e da brutte esperienze.
Il pericolo può essere evitato e gestito in modo responsabile per vivere più sereni la propria vita e la propria città.

Il Progetto
Gli incontri sono rivolti alle donne intese come potenziali vittime di aggressioni di vario tipo e in quanto tali lo scopo di queste lezioni è aiutare il pubblico femminile a potenziare il proprio livello percettivo e cognitivo in relazione alle situazioni di pericolo e ad acquisire sicurezza in se stesse.
Tali incontri si svilupperanno attorno a 3 livelli di interesse:
- Aspetto psicologico
- Preparazione fisica
- Preparazione tecnica
1. L’aspetto psicologico mira ad individuare le differenti caratteristiche e le tipologie di aggressione e aggressore. E’ fondamentale saper valutare l’entità del pericolo per poterlo affrontare. Si vuole insegnare come prevenire l’aggressore, come chiedere aiuto in modo efficace, come comportarsi in presenza di un aggressore, come superare il trauma subito. Si tratteranno anche le nozioni sul diritto penale della legittima difesa.
2. La fase di preparazione fisica intende migliorare le capacità motorie delle partecipanti potenziandone velocità, forza e resistenza. Acquisire consapevolezza nelle proprie capacità aiuta ad allentare la tensione e a vincere le paure.
3. Con l’acquisizione di elementari tecniche di difesa personale – basate sul Metodo Globale di Autodifesa (M.G.A.), realizzato grazie al lavoro di un gruppo di esperti di arti marziali e “costruito esclusivamente sulla difesa e sulla capacità di controllare l’aggressore” – si vuole spiegare alle partecipanti come poter utilizzare il proprio corpo e oggetti di uso quotidiano come armi di difesa nel caso in cui non fosse possibile evitare il pericolo o superarlo con il controllo psicologico della situazione o con una richiesta di aiuto esterno.


"Abituarsi a non abituarsi" è lo slogan scelto per imparare a camminare per strada tranquille sapendo cosa fare in caso di pericolo.Un calcio ben assestato, un pugno sul naso per stordire l'aggressore. Tutte le mosse giuste per l'autodifesa saranno insegnate da un professionista di arti marziali insieme al professore di educazione fisica, nel corso di 10 lezioni. Fortuna che bastano poche ore e qualche esercitazione pratica per imparare i fondamentali, perchè la circolare scolastica ha sottolineato che i corsi costano e le finanze sono ben poche. Quindi a lezione sarà bene stare molto attente, occhi aperti e carpire tutto al volo. Da questa primavera mentre i maschi calceranno il pallone in giardino, le femminucce - e poi nessuno si azzarderà più a chiamarle così - si alleneranno nella difesa personale. Un'idea al passo con i tempi, evidentemente i giovani non si interessano ai giornali ma di cronaca ne sanno qualcosa anche loro. L'insicurezza si combatte anche così, provando a cavarsela da sola. Non bisogna necessariamente essere wonder woman, ma fare in modo di immobilizzare l'aggressore e chiamare la polizia."
Pubblicato da Simona Mapelli in Milano accade (cronaca), Milano in forma (sport e benessere)


"Intendo sperimentare in alcune aree test della città i braccialetti della segnalazione personale . È una cosa molto discussa e che ha bisogno di una verifica. Si tratta di braccialetti per persone che si sentono in situazioni di pericolo che possono trasmettere un impulso di fronte alla percezione di un pericolo. Una sperimentazione che si può fare nella capitale". Questo uno dei punti del programma sulla sicurezza spiegato dal candidato sindaco di Roma alle ultime elezioni amministrative Francesco Rutelli, nel corso di una conferenza stampa, indetta a seguito di un episodio di violenza ai danni di una giovane studentessa presso la stazione La Storta.

Viaggio in Romania

A Novembre scorso sono stata in Romania per lavoro e sono stata lì quasi un mese. Con un autista molto gentile ho fatto lunghi spostamenti in macchina che mi hanno permesso di avere un'idea dei paesaggi e della vita in Romania.
La campagna è di una povertà mai vista ma è molto bella. Sterminate pianure verdi (ogni tanto qualche discarica!) e bellissime montagne e la strada alberata che passa dentro i villaggi con la pavimentazione di terra e sassi e le casette colorate con i tetti di latta e recinti di legno. Calessi trainati da cavalli o asini con intere famiglie sopra, mucche, maialini, venditori di peperoni rossi o cavoli o carote, vecchie vestite di nero o ragazzotti in bicicletta. Insomma mi sembra brutto definire bella tanta povertà ma è così.
La prima tappa del mio viaggio è stata in una città sul delta del Danubio. Galati mi si e' presentata di fronte con un insediamento industriale da brividi: ciminiere alte e ciminiere larghe che sbuffano fumo bianco e nero. Eppure questa, che è sicuramente la città più povera e più brutta che ho visitato, è quella che mi è rimasta più nel cuore. Sona arrivata lì quando in Italia c'era stato l'omicidio della Reggiani a Roma per mano di un rumeno rom e arrivavano le dichiarazioni dei politici italiani come macigni a creare dei muri tra loro e me. La città era piena di negozi e locali dai nomi italiani. Marche italiane sconosciute vendevano prodotti a prezzi dieci volte superiori a quelli rumeni. Tutti sognavano di venire in Italia, prima o poi, perché "italiano" è uguale "bello". La mia interprete mi portava a pranzo in un ristorante che si chiama "Mamma mia" e mi faceva visitare negozi di scarpe che venivano direttamente dall'Italia (dopo qualche giorno le ho fatto capire che io venivo dall'Italia e ci sarei tornata presto!!) e aveva imparato l'italiano da autodidatta per amore del nostro paese. Tutti mi chiedevano che ne pensavo della situazione, perché sul sito del loro Ministero c'era scritto che era sconsigliato andare in Italia per i rumeni e ci tenevano che io sapessi che loro con i rom non c'entrano nulla. E io non sapevo come rispondere perché loro non erano arrabbiati, erano offesi, delusi, confusi. Ho provato veramente vergogna e rabbia, la stessa rabbia che provo ora nel sentire Maroni che descrive i suoi progetti di governo.

Curriculum Vitae

Mi chiamo Mara Carfagna - all'anagrafe Maria Rosaria Carfagna - (Salerno, 18 dicembre 1975) e sono una politica e showgirl italiana, parlamentare del Popolo delle Libertà e attualmente Ministro per le Pari Opportunità.
Mi sono diplomata presso il Liceo scientifico "Giovanni da Procida" di Salerno e ho conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Fisciano (SA) con una tesi in Diritto dell'informazione e sistema radiotelevisivo. Sono cresciuta praticando nuoto e studiando danza e pianoforte. Ho partecipato a Miss Italia nel 1997 ed ho lavorato in alcuni programmi RAI e Mediaset, tra i quali Domenica IN, Piazza Grande e la Domenica nel Villaggio. Da sempre di centro-destra, mi sono avvicinata alla politica nel 2004 con il movimento femminile di Forza Italia che ho coordinato nella Regione Campania.
Nel 2006 sono stata eletta alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione Campania 2, nella lista di Forza Italia. Sono stata segretario della Commissione Affari Costituzionali. All'interno del partito, ricopro i ruoli di Coordinatrice nazionale di Azzurro Donna e coadiuvo Sandro Bondi nel Coordinamento delle commissioni del Popolo delle Libertà. Nelle elezioni politiche del 2008 sono stata candidata alla Camera dei Deputati al terzo posto della lista del Popolo delle Libertà nel collegio Campania 2, e sono stata eletta deputato per la seconda volta. Dall'8 maggio 2008 sono Ministro per le Pari Opportunità, nel Governo Berlusconi IV.




(Intervista a Mara Carfagna di Lupo Sordo, dal blog: http://tanuccio-diariodibordo.blogspot.com/)
Buona sera Ministro, come va dopo la sua nomina?
Sono molto contenta, questo è stato il premio di tanti anni di duro lavoro.
Oddio, tanti anni... C'è gente che per avere la sua carica ha fatto molta più gavetta. Ricordiamo ai lettori che lei è del '75.
Silvio ha voluto dare un segnale forte dando una carica così importante ad una ragazza giovane come me. Poi sfatiamo i miti che le vallette sono tutte stupide, io ne ho conosciute di intelligenti.
Ma io non ho detto questo.
Vi conosco a voi comunisti, sempre ad alludere...
Scusi ministro, ma io non ho alluso alla sua professione di modella e valletta.
Sì, dite sempre così e intanto la famiglia si sgretola... Lo sa che io credo ai valori della famiglia?
Brava.
Grazie.
Visto che ha tirato fuori questo argomento. Come pone il valore della famiglia con le foto che la ritraggono in pose osé?
Io non ho mai posato per foto osé.
Ma la foto che ho messo nel blog dice il contrario.
E secondo lei quella è una foto osé? Ma lo vede come vanno in giro le ragazze al giorno d'oggi! Era solo un omaggio ad una parte della famiglia: le figlie.
Dica quello che vuole, ma a me quella mi pare una boccia.
Non è una boccia, è solo una parte del corpo che deve avere la stessa opportunità delle altre parti...
Sarà...
E' così e non contorci la realtà come tutti i comunisti.
Passiamo alla sua futura attività di ministro. Cosa ha intenzione di fare per le pari opportunità?
Innanzi tutto, visti i miei valori... L'ho detto che credo nella famiglia?
Sì, l'ha detto.
Dicevo, visti i miei valori, darò l'opportunità a tutte le donne di farsi una famiglia.
Mi sembra giusto, incentivare la famiglia che non riesce ad arrivare a fine mese.
A fine mese? Macché! Farò sgravi sugli abiti da sposa...
Sugli abiti da sposa?
Non ha visto come sono belle le donne con il vestito bianco?
Sì, per cartà, sono belle, ma se non arrivano a fine mese, come possono fare? Mica possono mangiare gli abiti da sposa?
Adesso mangiate gli abiti da sposa!?!? Non vi bastavano i bambini!?!?!
Intendevo dire che bisognerebbe aiutare la famiglia con incentivi per potersi comprare una casa, tirare avanti fino a fine mese e poter mettere da parte qualcosa. Che ne so, tipo incentivi e sgravi.
Quelli non servono...
Come non servono?
Basta che la donna si fa furba e si sposi uno coi soldi.
Non penso che tutte le donne italiane lo possano fare.
Se si fanno comandare da sentimenti come l'amore io che ci posso fare... Cazzi loro!
Cambiamo argomento. Sulle pari opportunità nel lavoro cosa ha intenzione di fare?
Ah! Questo è il mio forte!!!
E ci renda partecipe.
Darò a tutte le vallette l'opportunità di sposare un calciatore famoso!
Un calciatore famoso?
Sì, ci sono troppe vallette che stanno con calciatori di serie B o peggio di serie C... E la pubblicità? I servizi su "Chi"? Dove li mettiamo??
Mi scusi ministro, ma ci sono tante donne che non fanno le vallette. Tra le donne ci sono ingegneri, impiegate, commesse, cassiere, infermiere, dottoresse, etc... Come si comporterà con queste che sono la maggior parte?
Guardi... Se hanno scelto un lavoro sfigato non è colpa mia... Probabilmente non avevano il fisico per apparire in TV.
Prima di salutarla le posso dire una cosa?
Certo.
Lo sa che è proprio gnocca?
Dice? Le piace come sono vestita? Me l'ha consigliato Silvio...
No con questo vestito, nella foto che ho messo sul blog è proprio gnocca...
Sì, ma quella non è una boccia...

Il Gran Ballo dei Debuttanti


Aridatece quelli de prima!!!!
Ieri sera mentre facevo un ultimo giro di zapping prima di andare a dormire mi sono imbattuta in una puntata di Porta a Porta dedicata ai "debuttanti" in Parlamento. Attori, vallette, casalinghe, operai e nemmeno l'ombra di qualcosa di politico. Siamo veramente sicuri che prendere qualcuno che fa tutt'altra cosa e mandarlo in Parlamento sia una buona idea? Rivoglio Livia Turco e la Bindi, D'Alema e Fassino, ma anche la Melandri... questi nun se possono sentiii'!!!!! Non hanno idea di dove sono e di cosa vogliono fare, sono solo dei burattini. La cosa migliore del programma è stata lei, Barbara Mannucci, la nuova "pupilla" di Silvio Berlusconi, la "dama" più giovane del Popolo della Libertà consacrata "star" dalle telecamere e dai flash che l'hanno presa d'assalto a Montecitorio e l'hanno immortalata seduta accanto al Cavaliere. Lei ci ha raccontato il batticuore che ha provato nel trovarsi vicino al suo adorato leader e ci ha spiegato che vorrebbe tanto occuparsi di giovani e di anziani... Io la manderei a fare un po' di sano volontariato. Che tristezza soprattutto per noi donne...

Per Nicola

Ho visto che molti stanno dedicando un post a Nicola e alla sua morte ingiusta e mi sento di farlo anche io.
Quanto è successo a Nicola è la concretizzazione di tutte le paure che provo quando sento parlare i leghisti come il sindaco di Verona. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se l'aggressione fosse stata fatta da immigrati. Ci si è preoccupati come prima cosa di conoscere la nazionalità delle persone che hanno ucciso Nicola Tommasoli come se la condanna di un gesto del genere dipendesse dalla nazionalità di chi lo commette. Tutti ripetono ossessivamente la stessa cosa, tutti gli schieramenti, da destra a sinistra, chiedono: “una sentenza esemplare della magistratura”. Io sono stanca di sentire queste cose, stanca di sentire che basta che la magistratura elimini i rami malati perché la situazione sia risolta. E' una questione di potere. Questi ragazzi pensano di essere forti perché vanno in giro ad eliminare tutto quello che è diverso da loro ed è giusto punirli ma non si può non riflettere sull'origine di questi comportamenti.

Il cemento ci soffocherà

Non guardo spesso Report perché a volte lo trovo pesante o a volte preferisco non sapere cose che mi farebbero troppo schifo. Ieri sera però non ho potuto fare a meno di seguire la puntata relativa al Piano regolatore di Roma e, pur avendo già un'idea della situazione, sono rimasta piuttosto colpita da quanto ho sentito.
Per chi non l'ha vista riporto qui di seguito una sintesi dal sito www.report.rai.it

I RE DI ROMA
da Report in onda Domenica 4 maggio alle 21.30

Lo scorso febbraio, il consiglio comunale di Roma ha approvato il nuovo piano regolatore. Le previsioni parlano di nuovi edifici per 70 milioni di metri cubi di cemento su un territorio di 11-15 mila ettari. Una nuova città, più grande di Napoli, che verrà costruita nelle campagne di Roma. Tutto questo nonostante la crescita demografica nella capitale sia vicino allo zero, esclusi i circa 200 mila nuovi residenti tra gli extracomunitari. Nel piano regolatore è stata prevista, dall'amministrazione comunale, la realizzazione di tante piccole città, denominate Centralità, tutto intorno all'attuale zona urbanizzata. Queste micro città verranno costruite su aree private che sono in possesso dei grandi costruttori: Toti, Scarpellini, Ligresti, Caltagirone, Santarelli, che chiedono già oggi di aumentare le cospicue previsioni cubatorie previste dal piano regolatore appena approvato. Lo strumento attraverso cui queste richieste possono realizzarsi è il cosiddetto "Accordo di Programma". Basta che un costruttore o un proprietario di un' area chieda all'Amministrazione di andare in deroga al piano regolatore, che questa procedura sostituisce alla decisione pubblica un tavolo di trattativa tra le parti. è grazie a questa tecnica che molte regole urbanistiche possono saltare. L'inchiesta mostra come funzionano invece le cose in altre due capitali europee: Parigi e Madrid. A Parigi è stata costruita Bercy: una mini-città cresciuta in questi anni attorno al centro storico, paragonabile ad una delle ‘Centralità' che si vogliono costruire a Roma. Qui però il comune di Parigi, pur coinvolgendo la proprietà privata e i costruttori, mantiene il suo ruolo di perno della decisione urbanistica, in termini di localizzazione delle funzioni e di progettazione.
A Madrid si mostra, in parallelo con Roma, come viene affrontato il tema della costruzione dell'edilizia popolare e pubblica. L'amministrazione spagnola si muove da autentico imprenditore tenendo però sempre in altissima considerazione le esigenze dei giovani che cercano casa. A Roma e nel resto d'Italia la costruzione delle case pubbliche è ormai ridotta quasi allo zero e la realizzazione delle case a basso costo è stata interamente delegata ai grandi costruttori privati.

di Paolo Mondani

Le campagne romane non esistono più, soffocate da tonnellate e tonnellate di cemento, la gente compra appartamenti di 50 metri quadri a 300.000 euro nelle fantastiche "centralità" con parchi, negozi e collegamenti con il centro ed è costretta a vivere in case orribili, in quartieri dormitorio mai finiti e mai collegati al centro. Tutto per il guadagno di pochi signori e con l'amministrazione che non si oppone anche perché le briciole che ottiene da questi "palazzinari" in cambio di favori sono ormai le uniche entrate sicure. Che schifo!!! Quasi come le case abusive costruite ovunque anche in zone sottoposte a più di un vincolo che vengono puntualmente condonate. A Parigi e Madrid la mano pubblica governa il territorio. Se a Roma non lo fa, lo fanno altri: costruttori e abusivi. Nella capitale l'abusivismo non lo ha fermato mai nessuno, basti pensare che durante i 15 anni di giunte Rutelli e Veltroni, tra il 1993 e il 2008, il nuovo territorio compromesso dagli abusi è di 1000 ettari, pari a più della metà del centro storico della capitale. Non sono una estremista ambientalista ma ritengo che siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Ci stiamo togliendo la terra da sotto i piedi, stiamo distruggendo la nostra casa e non potremo tonare indietro. E sentire che si può fare diversamente come accade in Francia o in Spagna mi fa veramente imbestialire... Un altro buon motivo per cambiare paese o per darsi al terrorismo!!