A Congresso


Tempo di Congresso nei Circoli di Rifondazione Comunista, tempo di scontri e di colpi bassi purtroppo.
Nonostante tutta la situazione mi faccia un po' schifo sono andata a sentire Nichi Vendola che presentava la sua mozione.
Non so se è stata la sua capacità di narratore, la sua enorme sensibilità umana o la sua capacità di analisi che mi hanno colpito di più, fatto sta che, se prima ero convinta che fosse la scelta giusta, ora sono pronta ad andare a votare per lui e cercare di portarci più gente possibile.
Quello che Vendola ha di diverso dagli altri è, fondamentalmente, il linguaggio nella sua forma e nel suo contenuto e credo che, per declinare questa strana società in cui viviamo sia necessario creare nuovi canali di comunicazione.
Cercherò di riassumere, con parole mie, quello che ho sentito.
E' partito dalla narrazione di un lavoro, sia esso dei braccianti che degli operai, che all’inizio del '900 era vissuto in maniera individuale, una sofferenza non condivisa, sporca e solitaria. Dice Vendola: il tuo dolore in solitudine è da sfigato, se diviene racconto che circola crea un cerchio, una comunità, la possibilità di lottare. È nelle lotte del '900 che il lavoro diviene narrazione collettiva, dolore condiviso, ricerca di soluzioni comuni, nelle campagne come nelle fabbriche; e questa narrazione diviene cultura, diritto. È attraverso tutto ciò che il lavoro entra nella Costituzione italiana, all’articolo 1, è attraverso le lotte che questa cultura genera che nasce lo Statuto dei lavoratori. Intorno al lavoro si crea la Comunità. Oggi tutto questo non c’è più: precarietà non è solo la questione dei precari ma il regredire complessivo ad una condizione di solitudine, alla fine delle narrazioni comuni. Viviamo in realtà frammentate, abbiamo perso la dimensione comunitaria, abitiamo periferie fatte apposta per isolare e dividere, per rendere impossibile la costruzione di comunità.
Oggi la Marcegaglia può permettersi di dire che l’impresa è tutto, il mezzo e il fine. Non sono i sindacati a tutelare i lavoratori ma è Confindustria: un totalitarismo insomma con una sua etica.
E di fronte a tutto questo non basta semplicemente dire "Torniamo nei luoghi di lavoro", motto rassicurante, che dà l'idea di una riflessione, di un progetto: ma?Torni e cosa trovi? Delocalizzazione ed esuberi, sconquasso totale. E tu con i tuoi volantini ad illuderti che gli operai ti ascoltino: non è che torni e te la cavi; devi invece ascoltare e metterti al servizio, creare vertenze, collegarle perché facciamo muro, devi avere ago e filo per cucire insieme tanti brandelli ma soprattutto non andare con arroganza.
La sinistra deve essere ago e filo.
Ci troviamo di fronte ad una sfida difficile, difficilissima e in questo ci può aiutare la riflessione di Gramsci che nelle sconfitte e nelle sfide difficili ha saputo trovare la forza per analizzare, comprendere e lottare.
Il risultato elettorale ci ha consegnato un Italia fatta di italiani con le loro paure, i loro fantasmi, a cui la destra ha raccontato che i colpevoli sono i rom, gli extracomunitari, i gay, gli atei e così via. E le cronache di questi giorni ci raccontano di violenze, pestaggi, roghi.
Ecco allora che torna l’idea di un partito che non deve essere il luogo delle rese dei conti, "il partito non serve né a me né a Ferrero", serve a spegnere i roghi, altrimenti non è niente, è già finito, è già soffocato.


Vedi anche: Qual'è la strada per la sinistra? e Voglia di Politica

5 commenti:

Matteo ha detto...

Stimo molto Vendola e, da quanto ho letto nel tuo post, sembra abbia fatto un discorso notevole e assolutamente condivisibile.

(Anche se non c'entra molto col tuo post, mi preme dire non ho apprezzato però la sua sterile polemica che ha fatto al Gay Pride, lamentandosi che non c'era rappresentanza del PD, cosa non vera perchè 1) c'era una deputata del PD, Paola Concia e 2) c'era anche la ministra ombra delle Pari Opportunità.)

A presto :)

il Russo ha detto...

Innanzitutto ben tornata!
Ti consiglio l'amaca di Serra di domenica (o di sabato?) nella quale il bravo scrittore di sinistra commentava le parole di Vendola del duro periodo che aspetta la sinistra italiana: possibile che dall'89 ad oggi siamo sempre alla vicilia di una nuova traversata del deserto?

SCHIAVI O LIBERI ha detto...

Come il Russo ti dico ben tornata.
Per quanto riguarda il congresso, sto seguendo anch'io abbastanza da vicino tutto l'evolversi della vicenda. Ho letto le mozioni, e non c'è poi tutta questa differenza a parte qualche voce un po' più radicale. Io sono ancora indeciso ma penso di votare la numero 3. In ogni caso, più di tutto il resto, serve ricostruire un partito forte che sappia farsi carico delle istanze dei più deboli, di chi vede la propria vita trascorrere nell'insicurezza, nello sfruttamento che sfocia in solitudini e ansie. Cara compagna la sfida ora è più difficile che mai, la ventata di destra è forte anche se fortunatamente questo sistema sembra inevitabilmente cadere sotto le sue contraddizioni. Uniamoci, abbandoniamo l'io per il noi, perchè solo così riusciremo a risalire la china.
Parlando di Gramsci, non posso fare a meno di citarti questa sua frase che ho ben in vista nel mio blog: »Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.«
Con questo ti lascio augurandoti ogni bene....

Fiordaliso ha detto...

Letta l'amaca di Serra.
Sì sì... ha ragione ma non credo che in questa situazione ci sia niente da essere ottimisti e d'altra parte dall'89 a oggi la situazione è solo peggiorata.
Ci si può solo rimboccare le maniche.

Fiordaliso ha detto...

organizziamoci allora!!
Io non sono una che sta dentro al partito come può sembrare dal mio blog... ma in questo momento mi sembra importante partecipare o almeno provarci.
Comunque non andremo da nessuna parte se si continuerà a ragionare con la logica del partitino che vuole solo difendere quattro poltrone e una fetta di potere.