
Dopo tutto questo tempo che non mi faccio viva dovrei forse aggiornarvi un po' sulla mia vita ma in realtà nulla è cambiato e, forse, nulla cambierà ancora per un po'.
Se avessi un orto mi alzerei la mattina alle quattro per zapparlo, lo curerei e quasi sicuramente potrei raccogliere i frutti del mio lavoro e forse la fatica sarebbe meno difficile da sopportare... E invece mi sembra di vivere in un mondo in cui mi è stato affidato un campo. Io continuo a zappare, a seminare, a costruire recinzioni e fossati e poi passa uno e raccoglie tutto lasciandomi una ciotola di riso e qualche frutto.

A nessuno interessa che io abbia organizzato l'orto più bello e efficiente del mondo e che io conosca ogni singola zolla della "mia" terra e ogni singola foglia della "mie" piante...E tutto sommato non è neanche importante che il mio orto dia frutti...
E' inutile che io faccia recriminazioni magari per riuscire a ricevere una pacca sulla spalla perché al mio posto ce ne possono mettere due o tre o possono semplicemente decidere che quel campo conviene lasciarlo incolto.
E allora il mio campo non è più mio, le zolle che ho rigirato tante volte sentendone l'odore buono non sono le mie, quelle piante che sembravano felici di vedermi la mattina al mio arrivo non esistono più; e quel sole che illuminava il campo all'alba non viene più a scaldare me.

E sale la rabbia...e le lacrime mi solcano il viso.
Rabbia per aver amato quel campo non mio, rabbia per aver sperato che un giorno mi sarebbe stato concesso di raccoglierne i frutti... Rabbia per il fatto di non comprendere come possa essere interesse di qualcuno che quel campo resti incolto quando io sarei pronta a coltivarlo per una ciotola di riso e una pacca sulle spalle...
Scusate l'ennesimo sfogo ma d'altra parte se uno si apre un blog avrà pure il diritto di scriverci quello che sente nella pancia e quello che sento io non è tanto rabbia, che oramai va smorzandosi, ma è disincanto.
Guardo le mie mani callose e vecchie, indurite dal freddo e dalla zappa.
Guardo la pelle del mio viso bruciata dal vento e dal sole e penso che è ora di pensare un po' a me.
Per chi si aspettava un mio ritorno con un blog politico posso dire che non c'è nulla di più politico di questa situazione.
La precarietà ti ruba l'anima e un uomo senz'anima non può sognare!!!